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158 Dialogo Quarto.

una fibra comporta d’infinite fi orette, o filamenti, ciafcun de’ quali à un particolare, proprio ed inalterabil colore, cui egli non lafcerebbe di molare, fe veduto erter potette fe parato dagli altri» i quali con etto infìeme a formare il color bianco, o aureo della luce concorrono. Ma qual farà l’ind ufi ria del Fifico, che potta feparare e rifolverc il raggio totale e comporto ne’ Tuoi primitivi ed elementari, onde ciafcuno di etti dtmoltri il proprio colore? Egli è certo, che querta feparazione non potrebbe fucceder giammai, fe quelli raggi primitivi ed omogenei non fotter di lor natura tali, che pattando da un mezzo in un’altro, per efempio dall’aria nel vetro, tutti colla medefima inclinazione, gli uni non fi ri fran getterò più, e gli altri meno, venendo per cotal modo a dividerfi, e fcompagnaifi gli uni dagli altri. E querta è la grande icoperta fondamentale di quello firtema la differente rifrangìbilhà^cìot de’ raggi differentemente colorati? fecondo la quale i violetti fono i più ri frangi bili di tutti, pofeia feguono gl’indachi, indi gli azzurri, i verdi, i gialli, gli aranci, e finalmente i rotti, che meno d’ogti’ altra forra fi torcono nella rifrazione, Mi fono io fpiegato aliai chiaramente, o Madama, fopraquefie cofe? Anzi che nò, rifpos’ella, ed io intendo beri ìffìmo come la Natura facendo i raggi divtrfamente colorati, diverlamente rifrangibili, a preparato a* Fifici di che fare una fcparazione, che altrimenti farebbe fiata impoffibile. Strane, c maravigliofe cofe di querta luce voi mi narrate in vero, alla cui invenzione un grande, & ardito