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142 Dialogo Terze,
della luce e de' colori del Malebranche ; poiché la forre, che aveano avuto ì globetci, la facea ormai remere d'ogni cofa , e iì nuovo cembalo terribilmente accrefceva il suo sospetto . Io le rifpolì , che pur troppo il deitin delle cofe umane era , che nulla quaggiù doverle efler durevole , che il noflro Gentiluomo glielo avria potuto confermare con molti bei palìaggi de' Poeti , e forfè ancora co' fuoi, e che mi piaceva ftnza fine, che l'efempio de* globetti l'avefle fgomentata a fegno di non fidarli troppo alla Riforma . Ma che ciò , ch'era più fatale a quefia opinione, egli era l'elTer collretto di abbandonarla per quella medefirna analogia e corri fpondenza tra il fuono , e la luce, che par da principio darle tanto luftro e tanto rifallo . Quella Analogia manca, continuai io , in una delle parti, in cui pure fi richiederebbe maggiormente ch'ella folle, ed è quanto balta perdiitruggere la Riforma . Tanti altri bei rapporti , che voi avete enervato con ammirazione, non le giovano nulla per falvarla . Ogni moto di undu1 azione, fe nel fuo cammino viene ad incontrarti in qualche oftacolo , non fi arrefta già egli per quello; ma piegando da tutti i lati fegue tuttavia a propagarfi al difpetto dell' ottacolo , che gli fi attraverfa . Un' efempio familiarimmo vi farà comprendere ciò, che io voglio dire . Se noi fofiìmo al piede di quefia collina , e che dall' altra pai te oppolla di ella alcuno fuonafle un corno da caccia , per dare feftivamente il fu ne Ilo legnale della diluzione di qualche innocente abitator