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Dialogo rertó~. m
vedemmo ciò, che pur vediamo . Io non Io veg- go che troppo bene , replicò ella interrompeadomi ; ma vi prego per l'amor della Filofofia di non nominarmeli da qui innanzi mai più quelli slobctti, a' quali certamente non voglio più penare, poiché cosi vilmente cedono alia prima difficoltà . Eglino mi pajono come quegli Amanti rnefderti e da poco, che al primo fdegno penfano alla ritirata . Ma vediamo in grazia ciò, che il Malebranche, il voftro Cartefiano Riformato io ; ffituìfee in luogo loro, che io mi perfuado dovrà un poco più refiftere alle prove.
Il Mallebranche, rifpos' io, ripudiando aifato quelli globeiti duri, che io non doyea nominarvi, follituifce loro vorticetti piccioltiìunt , e fluidi/limi, comporti di materia fottihlFima ed eterea, de' quali ogni particolar vortice è ripieno, ficcome l'Univerfo tutto è ripieno e popolato de' gran vortici, feggi di luce e di Stelle. Quelli piccioli vorticetti per la forza, che anno di dilatarli , fi equilibran tra loro ne' loro riflettivi vortici, nella maniera che fanno i grandi neh' Univerfo. L'ondeggiamento, o la vibrazione de* vorticetti cagionata dalla vibrazione del corpo lunari ofo, che è rifpinto in ogni momento, che fpinge, è in quello fiftema la luce, la cui maggiore o minor forza dipende dalla maggiore o minor forza di quelle vibrazioni; cosi come il colore dipende dalla maggiore o minor prontezza loro ; per modo che fe nella retina, o nel nervo ottico in un determinato tempo faranno eccitare da quelli vortice tri, per efempio cinquanta vibra-