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2 Dialogo Primo.

sero quali maniere questa abbia per obbligar le persone a far ciò ch’ella vuole, son certo che mi perdonerebbono, quand’anche le avessi letto la Guerra di Pisa del Guicciardini, se ella l’avesse potuto desiderare. Questo mio errore però, per iscusabile ch’egli fosse, io cercava quanto più poteva di emendarlo, quando la luce e i colori mi davano un po’ di tregua. E certamente che e il gentile aspetto della Marchesa invitava a parlar di tutt’altro che di Filosofia, e la qualità del luogo altresì, che parea fatto a posta per nutrire ciò, che la Marchesa avria per altro fatto nascer per tutto. La Penisoletta di Sirmione Patria, del vezzoso Catullo, e i Monti che tante volte ripeterono i bei versi di Fracastoro, due punti dirò così tanto famosi nella Carta Poetica faceano di lontan prospetto all’elegante Palagio sù di gentil Collina piantato; cui lavavano il piede le chiare acque del Benaco, che per la sua ampiezza, e per lo fremito delle sue onde emula il Mare. L’odor degli aranci che le rive d’intorno, e l’aere gentilmente profuma, la frescura de’ Boschetti, il mormorio delle fontane, il veleggiar su pel cristallino Lago delle pronte barchette, ogn’una di queste cose m’avrebbe di mano in mano a se rapito, se la Dea di questo ameno luogo mi avesse lasciato sensi per esso loro.

Allo Spirito, e all’Immaginazione la più gentile ella accoppiava una non ordinaria sodezza d’ingegno, e a’ sentimenti i più delicati una dotta curiosità. Superiore alle altre senza curarsi di mostrarlo di nastri parlar sapeva e di cuffie