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Dialogo Terze: *»3
re trattandoci degli amichi Greci , o Romani , che de' Turchi, o Giapponefi.
Un'altra cosa in cui convengono la Luna all'Oriate e gli Antichi , è ch'ella ci par più erande a cagion del fuo poco lume, nfpetto a quello ch'eli' à al Meridiano . Gli oggetti t più lontani Cogliono edere i meno illuminati , e per queao di due oggetti egualmente grandi il meno illuminato farà giudicato il più lontano , c per conferenza il più grande . Quindi gli alberi e le cale appaiono a' viaggiatori più grandi nel erepufcolo che nel giorno, e il Sole ci par maggiore guardato attraverfo la nebbia , e gli oggetti devono generalmente parer più grandi in Inghilterra che in Italia . Se gli Antichi Mero itati osservatori, io non dubito che non c'avellerò informato, il Sole, che dopo la morte di Cefare impallidì per lo spazio quasi d'un' anno, e minaccio, secondo l'efpreffione d'un Poeta Cortigiano , quel Scellerato Cecolo di una notte eterna, eflere ancora apparfb maggior del folito . La nebbia adunque dell'antichità, ripigliò ella, c'mgrandifce gli oggetti . Molti di quei gran FUofofi, 1 cui nomi pattano ora per proverbio, non dovean valer forfè più che un Padre Reggente , o un Lettor d'Univerlità . Coloro, foggiuns'io, che ne fono i più di voti, fono atti più degli altri a vederli ingranditi, poiché è flato detto ne' più belli e più fentati ve* fi del Mondo , che gli (ciocchi ammirano , e gli uomini di buon fenno approvano , e che la Stupidità vede ogni cofa ingrandita , cosi come gli oggetti lo pajono guardati attraverso la