Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/132

1*0 Dialogo Terze;

molto più grande di quel che facciamo al - Meridiano .^Quefla bizzarria fi vuol che avvenga dalla frapponzioae di tanti oggetti, come alberi, caie, tratti di Terra, e di Mare, del Cielo fìeUo , che fon tra noi e la Luna all'Onzontc, e che non son tra noi e la Luna al Meridiano , che è in quella In fazione abbandonata affatto a fe medefima Quelli ogget ti adunque frappofti tra noi e la Lui na facendola giudicare affai più lontana ali'Orizonte che al Meridiano , ce la fanno anco giudicare aliai più grande 9 poiché la grandezza arrarentc d un'oggetto, dipende dalla grandezza della fua immagine congiunta col giudizio, che fi la della ditfanza di elio , per modo the eflendo 1'immagme fempre del nfleffa grandezza, l'oggetto il debba vedere tanto più grande, quantò più egli e giudicato lontano. Quindi gli Attori allorché vengon dal fondo, del Teatro, ci aprajou come giganti , facendoceli giudicare lontanami la profpettiva e l'artifizio della Scena. Perchè m'interruppe la Marchcfa, gli oggetti , che fon trappolh ira noi e la Luna aU'Orizonte, debbon* eglino farcela giudicar più lontana che quando ella e al Meridiano ? Quelli oggetti non dovrebbon eglino pm rollo ravvicinarcela ? Bgli pare che la Luna : .llora gli tocchi, e in tal modo fembra eh ella dovelTe parer nella diftanza di quelli oggetti medefim: : quando poi ella è molto elevata, ella ci pare affatto in Cielo , e però noi la dovremmo allora giudicar molto lontana. Noi' lappiamo, nfpos'io, la Luna nell'un cafo e neir altro eifcr nel Cielo, o più tolto esso Cielo essere