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Dialogo Terzo. 113
quella incredìbile e fpaventofa picciolezza , ch'egli à refe pur fenfibile a' noftri feafi, aboia addolcito e refo più comune e famigliare agl'uomini un' altra confiderazione , che è il capo d'opera dell'ingegno umano, e che al total iovverti mento del grande e del picciolo dirutamente ci conduce. Quefta fi è la confiderazione degl* infinitamente puvtcli, che à fatto tanto Crepito nel Mondo dotto, e che voi avrete forfè ìntefo qualche volta fufurrarvi all'orecchio. Queitt infinitamente piccioli voglìon dire, che nelr eltenfione v'à delle parti e delle quantità cosi terribilmente picciole, che fi poffono riputar per nulla, comparate alle grandezze che noi abbiam per le mani, come la pertica, il piede, l'oncia , ed altre firn ili, per modo che fc una di quelle quantità folle aggiunta all'eftremità d'una linea per efempio d'un piede, ella non ne accrefeerebbe in modo niuno la lunghezza , co^ì come ella non la fcernerebbe,fe ne folle levata. E di quelle quantità infinitamente picciole rifpetto alle noli re ordinarie mifure, chiamate differenze, vogliono i Matematici, che ve ne abbia infiniti ordini gli uni al di lotto degli altri ; coficchè quella quantità , che è infinitamente picciola rifpetto all'ordine delle nollre ordinarie miiure, è infinitamente grande rifpetto ad un altro ordine inferiore d'infinitamente piccioli; e così del reflo. Le noitre medefime grandezze le più fmi furate ponno diventare infinitamente picciole rilpetto ad un ordine infinitamente superiore di grandezze. Che cosa diventa il Colosso di Nerone, o