Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
112 Dialogo Terzo
per vedere, per muoversi, per generare, per nutrirli, per nutrire altri animaletti, che rendono loro il male che fanno a noi, e per contenere dentro di fe infiniti altri animaletti del loro genere molto più piccioli di tifi, che non afpettano che fvilupparfi per far la loro figura ne* Microfcopj, Quelle olTervazioni adunque vi aprono una nuova fcena d’infiniti altri Mondi di viventi incogniti per l’addietro, i quali neU’eftrema loro e fpaventofa picciolezza non lafcian’elfi pure d’avere il più grande e il più picciolo, i loro elefanti c le loro formiche, Jiccome quello nollro à, le formiche del quale diventano elefanti in comparazione de’ più grandi animali di quelli, o più torto divenran ciò, ch’è l’enorme difranza da Saturno a noi rifpetro ad.un granello di fahbia.
In verità, dille la Marche fa, che quefta nuova fcena di Mondi dirò cosi Pigmei mi dà tanto piacere, quanto mi dava quell’altra imrr.enfa e gigantefea fcena di Vortici, o di Soli fparfi per tutto l’Univerfo quanto egli è. Il picciolo a le Tue bellezze egli pure così come il grande. O più tolìo, rifpos’io, e’ non Va nè grande, nè picciolo che rifpettivamente a noi. Il Gulliver, che potea fehiacciare i Lillipuziani come pulci, era tenuto in gabbia come un’uccellili di Canarie tra i Brobdingnagiani, o pollo per ornamento fopra un cammino come un Pagoda Cmefe. Egli è principalmente il microfeopio, e quell’infinito numero di Mondi Pigmei da lui (copertici, che a. rettificato fopra di ciò le nostre idee, tanto più che io fon persuaso, che la considerazione di