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DiaìogoTerzo’.. I0 5
fteQueste adunque danno una difpofizione a' raggi, come se Spiffero da un oggetto più v ano, che infatti non vengono, ed applicate all’occhio d un Miope è’a trasportano in certa maniera da vic.no foIJo lontano, coficchè fe ne forma ne la recinedi lui un’immagine dittata, non volendo appunto altro il Miope, che aver l’oggetto vicino, cer vederlo diftintamente.
Buon per loro, ripigliò ella, che in trovato ai loro male quelle lenti, rimedj, de’ quali non io fe la Medicina trovaffe nè i più Gcuri, ne i più tacili da cfeguirfi. Ma come facean’eglino coltolo prima che trovaffer le lenti? I Miopi dovevano, rifpos’io, innanzi al fecole decimoterzo, in cui fi crede, che gli occhiali fieno flati trovati, avvicinati! agli oggetti lontani per vedeihdiitmtamente, fperando per avventura, che leta avanzata,in cui, fecondo l’opinion comune, la retina fi accolla più all’umor crillallino, li follevafle alquanto da quefto incomodo, rimedio per altro affai peggior del male; e i Presbiti doveano allontanarli fenza fperanza alcuna dagli oggetti vicini fe aveano qualche curiofità di vederli dipintamente, e tormentarli gli occhi non empiailn e collirj fenza per quello migliorar la viltà. Io trovo, replicò la Marcherà, quelli ultimi più degni di compaffione de’ primi, e perchè non avevano fperanza alcuna di migliorare, onde.nutrii li, e perchè vi perdeano nella converfazion delle Darne aliai più de’ Miopi. Qual miferia per un povera Presbita di dover fofpirarc a dieci pertiche lunei dalla fua Bella per vederla distintamente.