Pagina:Algarotti - Il Newtonianismo per le dame, 1737.djvu/112

100 Dialogo Terzo.

dasse e riguardasse; non fapendo per modonìunoj quali fenfazioni della villa fogliano con tali altre del tatto congiunte andare; il che è pur nece Ilario per riconofeer quegli oggetti, de’ quali egli non a idea che per via di fenfi di natura differeatiffimt dalla villa, e che dipende da una fperienza ch’egli non à ancor fatto. Le proprie mani dovrebbe» no edere il primo oggetto che im par affé a conofeere, e ciò roccandofele e guardandofele re pinatamente nello llelfo tempo, e mettendoli a memoria, che a tale idea del tatto tale altra della villa corrifponde. Apprefa ch’egli avelfe quella corta lezione, Amore lo condurrebbe più agevolmente a quelle fperienze,che alla fu a amo. rofa curiofità, con buono o mal’efito foddisfa potettero; noi a quelle lo condurremo, che la nolira filolofica curiofità pofsano contentare.

Una delle prime farebbe, ch’egli muovesse sù e in giù quella mano, cui egli non dura più fatica alcuna a riconofeere; e ciò facendo, fentirebbe qualche maniera di cangiamento nella fetifazione che di ella avelie per la villa, cagionata dal cangiar di iìto che l’immagine di ella pur fa nella retina, a mi fura che più alta foifc la mano, o più balfa. Noterebbe egli diligentemente dalla JN atura fleflà.guidato, lènza che sforzo alcuno la fua attenzioni gli coltali?, qual maniera di fenfazione folfe da lui percepita, alìor quando alta tenea la mano; e qualunque volta la medelìma fenlazione dallo lìelfo, o da un* altro oggetto gli foflè eccitata, la cui immagine nel medelìmo fico della retina cadeffe, benché a lui ignoto; egli