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(XI) |
duzion Francese. Finiamo una volta di più prendere i nostri sentimenti a prestanza. La gloria del nostro Teatro risorga, ed i nostri petti non sieno, che del proprio nativo fuoco riscaldati. Se si eccettua la traduzione di qualche libro Francese, non si vedon da noi, che Canzonieri e raccolte di Rime, incomodi del Secolo, che inondan tutto giorno. Tra i libri moderni in Italiana favella scritti, le Dame non ânno da leggere, che Sonetti pieni d’un amor Metafisico e Platonico, il quale io penso debba far loro quell’effetto, che l’espressioni fanno de’ vecchi Cicisbei. Il Secolo delle cose venga una volta anco per noi, e il sapere non ad irruvidir l’animo, o a piatire sopra una vecchia e disusata frase, ma a pulir serva, se è possibile, e ad abbellir la Società. Io avrò almeno fatto la strada a qualche cosa, che non sarà nè Gramatica, nè Sonetto, e mi lusingherò di aver fatto molto più, se voi approverete ciò, che le Dame m’ânno inspirato.
Parigi il dì 24. Gennajo 1736.