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Dialogo Terzo. | 93 |
del tatto, e della vista, si danno insieme la mano, e l'uno ajuta l'altro nella formazione delle nostre idee, non altrimenti, che gli occhi, e gli orecchi nell'imparar che facciamo una nuova hngua il SS un i a gH alm vicendevolmente iocF fn tfueftò fenfo del tatto, che e molto pm corlò. QueUc > lenio a tefflent. c informato SI. Nello itolo modo un «ella.«mera orfana da due.nana«M alla volta, non Hnp ^ ira alla volta n una maniera Uiaoicnaana. que dita ana ui apparirà dopip crocciandole J^gJ^^SiKS lofeo, ci p ia, come dopp, quando ^ ^ &?o emente unir, da lungo abuo con. quei e ilraordinane fenfaz.oni, che noi doboumoa due di elle, l’idead’un folo oggetto congiungere.
Voi credete adunque, ripigliò la Marchesa in atto di maraviglia, che se alcuno li tolte accoitumato per lungo tempo a premere un bottone con le due dita incrociate mheme rebbe più doccio? Nò veramente, rispos'io, per la ragione, che non apparifeemo doppj gii oggetti a quelli, che guardan losco naturalmente. Acqui-