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412 | il cartesio |
mente parlando, della causa della gravità così poco ne intese quel per altro acutissimo ingegno, ch’egli si persuase che una palla di artiglieria sparata dirittamente verso il Zenith e cacciata lontano su in aria, non ricascherebbe altrimenti in terra, perché ivi sarebbe trasportata via dalla corrente del vortice; e diede agevolmente fede al suo scudiere in filosofia, al Padre Mersenno, che lo assicurava della verità della cosa messa al cimento della sensata esperienza1; quando si sa, per dimostrazione certissima, che la palla ricascherebbe in terra quand’anche dal pezzo di artiglieria fosse cacciata così in alto come è il cielo della luna. Anzi cascherebbe in terra la luna medesima, quando venisse a perdere il moto suo proiettile, come accaderebbe in poco d’ora, s’ella si movesse nel pieno del Cartesio.
Lungo sarebbe lo andar dietro a tutti i particolari, notando gli abbagli che nelle differenti provincie della scienza fisica ha presi il filosofo di Francia. La cagione della durezza dei corpi egli la fa dipendere dalla semplice quiete delle min:me loro particelle; quando ella richiede un principio più efficace, e diciam pure positivo, troppo manifesto rendendosi lo sforzo che fanno esse particelle di tenersi come abbracciate insieme, e l’una con l’altra ristrette, se uno faccia opera di distaccarle e di disgiugnerle. Per dar ragione della origine delle fontane egli immaginò non so che sotterranei sifoni, non so che lambicchi, che dal letto del mare succhian l’acqua, la portano alle più alte cime dei monti, e nello stesso tempo hanno virtù, Iddio sa come, di spogliarla dell’amarezza e del bitume di cui è pregna, di purificarla, di raddolcirla. Dove nulla badò a quello che pure non isfuggì la vista degli antichi; la evaporazione cioè, che mediante il calor del sole manda fuori quotidianamente il mare, esser dessa la
- ↑ «Et enfin si l’expérience que vous m’avez mandé vous mesme avoir faite, et que quelques autres ont aussi escrite, est véritable, à sçavoir, que les baies des pièces d’artillerie tirées directement vers le Zénith, ne retombent point, on doit juger que la force du coup les portant fort haut, les éloigne si fort du centre de la Terre, que cela leur fait entièrement perdre leur pesanteur»: t. I, Lettre LXXIII, au R. M. Mersenne, p. 408. «Je vous remercie aussi de celle (expérience) de la baie tirée vers le Zénith, qui ne retombe point, ce qui est fort admirable»: t. II, Lettre CXI, au même, p. 529. Voyez aussi t. II, Lettre LXXVI et Lettre CVI, au même.