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340 | l’imperio degl’incas |
ciò aveano fatti bellissimi, basta dire che, se un giovinetto commetteva un qualche mancamento, ne veniva leggermente punito; ma all’incontro erane punito gravemente il padre di lui, il quale non avea saputo di buon’ora e nella età più tenera recare a bene, in virtù di buoni abiti, le inclinazioni del figliuolo; troppo essendo vero che la indolenza o la condescendenza dei padri verso i figliuoli è la principalissima origine dei mali portamenti e dei delitti di quelli. Arrivarono gl’Incas a conoscere da se stessi quella importantissima verità inculcata da quel legislatore in ogni scienza, Bacone di Verulamio; che alla più parte delle repubbliche non sarebbe stato necessario far tante leggi per riformare gli uomini, se avessero avuto di buon’ora la debita cura nel formare i costumi de’ fanciulli. A questo attendevano principalmente i Peruani. Ed essi avranno con gli antichi Persiani comune la gloria, che la storia delle loro instituzioni venga creduta un romanzo di filosofia.
Fortunati veramente aveano da chiamarsi quei popoli per esser governati da principi savî di grande sagacità e di fermo giudizio, i quali sapevano inclinare i loro sudditi là dove di condurgli intendevano, e più che con altro pareva che comandassero con l’esempio. Quella prudenza e quella bontà, che a pochi il cielo destina, si videro essere a tutti gl’Incas virtù familiari e comuni. Di tredici re che ebbe il Perù, il solo Atahualpa, l’ultimo di essi, si mostrò in ogni suo atto, al riferire di Garcillasso della Vega, un altro Caligola, il quale cercò di sovvertire ogni buon ordine da’ maggiori introdotto; gli altri dodici che succedettero immediatamente l’uno all’altro, somigliarono in gran parte a Traiano, a quell’ottimo tra i principi, pio, virtuoso, magnanimo, per cui fu non meno felice che glorioso l’imperio di Roma, che parea nato per fare onore alla natura umana e per essere una immagine della divina1. Vide il Perù per lo spazio di più di dugento anni risplendere sopra il suo cielo il secol d’oro, non già immaginario e poetico, ma istorico sì bene e reale.
- ↑ «Enfin l’homme le plus propre à honorer la nature humaine et à representer la divine»: Montesquieu [Oeuvres, t. III, p. 457].