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334 | l’imperio degl’incas |
anche facessero a lui onore di sacrifici, quando essi all’incontro adorassero il Sole, e si sommettessero a’ figliuoli di lui.
Simile connivenza avevano rispetto alle leggi. Lasciavano ancora ne’ primi ufizî i curacas, o sia generali de’ vinti, ma con una autorità subordinata a un Inca che avea le redini in mano della provincia. E nel medesimo tempo tenevano i figliuoli di quelli presso di sé sotto colore di onorargli; ma in fatti gli custodivano come ostaggi, e dando loro l’educazione e l’aria della corte, stillavano in loro modi e costumi diversi da quelli che, stando alle lor case, avriano naturalmente seguito. Venivano a sconvolgere e cambiare in tutto i loro principî, i concetti, le idee; simili in certo modo a quei botanisti che, svelti di terra degli arboscelli e ripiantatigli capovolti, forzarono i rami di quelli a metter barbe e radici, e le radici a rivestirsi di foglie. Così a’ popoli fatti soggetti toglievano saggiamente il modo di rivoltarsi, e lasciavano loro a un tratto una qualche immagine di libertà; cosa che, siccome a tutti è noto, fu uno de’ gran segreti della politica de’ Romani.
In un’altra cosa necessaria non che utile ad assicurarsi il possesso delle loro conquiste convenivano con quella nazione maestra nell’arte di reggere i popoli: e questa è che mandavano colonie nelle soggiogate provincie, vi edificavano fortezze e insieme le ornavano di tempî, di acquedotti, di strade; e volevano sopra ogni cosa che tutte le nazioni soggette al loro imperio parlassero la lingua della capitale. Ben sapevano che non vi ha cosa che più leghi gli uomini in amistà quanto il comune linguaggio, parendo che gli uomini, come quelli che sono soliti confondere i segni delle cose con le cose medesime, veggano le cose allo stesso modo, quando allo stesso modo le esprimono. Pachacutec, uno de’ più gran principi che sorgesse tra gl’Incas, pubblicò un editto, che non fosse lecito a niuno parlare altra lingua fuorché quella di Cozco. E come Guglielmo il conquistatore sparse in tutti i monasteri dell’Inghilterra uomini Normanni, e pubblicò leggi nella sua lingua francese, della quale si veggono anche in oggi vestigî chiarissimi nelle formole della giurisprudenza e della legislazione di quel regno; così Pachacutec