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l’imperio degl’incas 333


In tal modo aveano costoro congiunto il sacerdozio con l’imperio, la umanità del governo col terror delle armi, il fasto de’ monarchi orientali con la popolarità degli europei. In una parola era da essi eminentemente posseduta l’arte de’ principi più accorti; di velare sotto speciosi pretesti i disegni delle loro passioni, e co’ mezzi più amabili indurre gli uomini a far quello che amano meno e meno sono disposti di fare.

E che dovremmo noi dire considerando come quei principi da noi reputati barbari non solo si reggevano sopra principî di governo bellissimi, ma senza derogare alla propria dignità sapevano ancora, secondo che meglio tornava, temperargli e correggergli, che è il sommo dell’accortezza? Benché la professione dell’Inca fosse quella propriamente del conquistatore, ed egli fosse quasi sempre alla testa dell’esercito, pur nondimeno non restavano d’approfittarsi delle discordie che talora insorgevano tra’ popoli ond’era circondato l’imperio. Favoreggiavano il debole contro al più forte, aizzavan l’uno senza mostrar di farlo contro dell’altro, e infine gli riducevano tutti in servitù contentandosi bene spesso di vincere senza trionfare.

Sopra ogni ordine dello stato innalzavasi senza comparazione alcuna, anzi quasi sopra la umana condizione dovea esser tenuta, la schiatta degl’Incas, di cui capo era il Re; ragione fondamentale ed unica della loro sovranità. Ciò però non ostante, i primi popoli che Manco Capac ridusse sotto la divozion sua, gli onorò del titolo d’Incas; credendo doversegli affratellare, in quel modo che fecero i Romani co’ Latini più tosto per avergli adiutori nelle imprese, che compagni nell’autorità. E quantunque paresse che la religione presso gl’Incas fosse la causa motrice e l’anima delle loro espedizioni militari, in fatto di credenza non erano rigorosi a segno che e’ non tollerassero il culto de’ vinti, purché non contrario e diametralmente opposto a quello de’ vincitori. Non vollero mai per questo venire a liti che dividessero il popolo in varie sette, che lacerassero lo stato, e molto meno allo spargimento del sangue; come si vide quando Viracocha, convocato una specie di sinodo, non disdisse a quei di Lima che ritenessero un loro idolo famoso pe’ suoi oracoli ed