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non potesse salire di più, come quella colonna d’acqua.

Che ne pensa lei, Don Antonio Rosmini? Quel prete era di bronzo e non mi rispondeva. Pover’uomo! Quanto deve aver sofferto per conciliare insieme la ragione e la fede! Ma io non leggerò le opere di Antonio Rosmini. «Tu anzi — dicevo a me stesso — se vuoi star bene di salute, dovresti rigettare quel poco che sai». Studiare? Pensare? pensarci su, come insegnano i maestri di scuola agli scolari? Quale sciocchezza! Oh, che Alessandro Manzoni mi perdoni; ma a pensarci su ci si ammala di insonnia!

La libreria della mia povera zia, con le nausee che mi produceva, operava su me come un enorme emetico, sì che io concepii la speranza di liberare il cervello del troppo cibo.

Mi parve di capire la necessità delle rivoluzioni. Noi abbiamo bisogno di distrug-