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30 | Il diavolo nella mia libreria | :: |
quei libri. L’antiquario era un uomo ancor giovane; ma quel vivere dentro quell’imbottitura di libri vecchi probabilmente gli aveva guastato lo sviluppo: la persona era assestatuzza e mingherlina benchè portasse un maestoso camiciotto di lustrino nero, quasi talare; viceversa la barba era cresciuta a dismisura, la voce era fioca, e le lenti enormi. Egli portava, oltre al camiciotto nero, un camice interiore di mansuetudine e di rettitudine: era come un candore che traluceva fuor dalla sua persona nera. Effetto dei libri? Chi sa che un giorno i chimici non riescano ad isolare dai vecchi libri un radium che abbia un’azione morale?
Oh, allora, come avrei venduto a caro prezzo la biblioteca della povera zia!
Dunque egli, con la sua rettitudine e mansuetudine, mi spiegò che tutti i libri seri, teologia, legge, filosofia, medicina del secolo xvii e xviii non valevano niente: «Lei li può bruciare senza rimorso».
«Ma allora — dissi io, — diranno così nel secolo xxx per tutti i libri seri del secolo xix e xx!...»