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172 | II diavolo nella mia libreria | :: |
nuto in Verona nel 1822. Dice: uno dei più grandi mali della società è che tutti imparino a leggere e a scrivere; il troppo potere e diritto che si concede ad ogni uomo letterato, la moltiplicazione di professori d'ogni sorta, e la troppo grande facilità che si concede ovunque per la gioventù di studiare.
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Io stavo con la testa un po’ in giù meditando su queste opinioni del duca di Modena, quando mi parve che dai vecchi libri venissero fuori facce smunte di Gesuiti defunti. Essi agitavano davanti ai miei occhi l’ultimo bollettino rivoluzionario, italiano, dove era stampato così: guai se il movimento intellettuale dovesse essere volto a sbarrare il passo alle classi lavoratrici: esso verrebbe subitamente infranto.
«Liberali, liberali — mi dicevano i gesuiti: — la biscia morde il ciarlatano».