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144 | II diavolo nella mia libreria | :: |
Si affezionò a me, e quasi ogni dì, in quella estate, veniva a bussare alla mia porta; e ricordo una mia vecchia fante, la quale non apriva che a malincuore la porta; ma quando veniva il pretino si precipitava con gioia come quando arriva il medico.
Andavamo poi a spasso insieme fuori delle mura; e mi dicea che il suo gran dolore era questo: che essendo di malferma salute forse non sarebbe stato accolto come professo nella società di Gesù.
Egli non rifuggiva dall'affrontare qualsiasi anche scabroso argomento, ma ne trattava come di cosa passeggera e mondana. Aveva una sua pacata e inflessibile logica, ma nella quale io sentivo come una mancanza di vita. Ecco! «Lei non ha libertà!» io dicea.
Allora lui mi guardava con piccolo quasi schernevole sorriso: «Libertà? Ma io sono liberissimo. Lei non può credere la beatitudine di avere per pensiero e per volontà il pensiero e la volontà degli altri; ma perchè questo pensiero e questa volontà altrui noi