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:: | La giustizia, il pudore; e una seduta ecc. | 119 |
presentanti del proletariato erano i più furibondi e minacciavano la guerra proletaria per vendicare i danni della guerra borghese.
Io, che ascoltavo con animo libero da ogni passione, ricevevo un’impressione strana e deforme da quei discorsi, in cui l’odio contro una classe di uomini si mescolava con le dichiarazioni di amore per tutti gli uomini.
Sua Eccellenza il ministro presentava con grazia ai rappresentanti del proletariato una specie di ponticello inclinato affinchè essi venissero a lui, senza far nuova guerra; ma non otteneva l’effetto desiderato.
Diceva anche; «Ma lor signori son troppo giusti, troppo ragionevoli»; ma non riusciva a placarli.
E in fatti quei rappresentanti del proletariato dicevano cose giuste e ragionevoli, secondo la mente loro; anzi tutti i rappresentanti della nazione dicevano, dal loro punto di vista, cose ragionevoli.
Ma non riuscivano ad intendersi. Pareva che la guerra avesse sforzato la storia e che