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:: | Le antiche fole della creazione | 113 |
E per tali doni l'uomo guardò la sua mano, e con la mano fabbricò le sue armi, e intraprese la gran lotta contro le belve.
Noi ne abbiamo perduto la memoria, e appena ricordiamo Ercole, con la sua clava: Ercole il distruggitore delle grandi belve.
Ma deve essere stata una ben terribile guerra, distruggere l'Idra, il Leone Nemeo; e poi Procuste, Caco, il Minotauro, cioè gli uomini-belve!
Forse allora l'uomo ebbe una sua felicità. E quale poteva essere questa felicità? Avere un tetto che faceva scudo contro le intemperie; davanti alla casa avere un campo di biade, un ulivo, un ruscello corrente dove bagnarsi. Veder crescere l’erba, crescere i figli. Questa la felicità. E al mattino dopo il gran sonno, vedere il sole che non dorme mai e torna sempre allo stesso posto, e dopo le tenebre dipinge sempre di oro il mondo. Questa la felicità! E l'uomo non trovò deità bastevoli da ringraziare, e specialmente il buon Ercole.