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ANNOTAZIONI
ALLA QUARTA VISIONE.
Pag. 63. | Io sono |
Delle invisibil cose alto argomento. |
Tale si è la definizione, che della Fede ci dà l’Apostolo nella sua Ep. agli Ebrei: Est autem Fides sperandarum substantia rerum, argumentum non apparentium.
Pag. 65. | Stolto è pensier, che il gran Figliuol di Dio |
Sen gisse a morte inonorato e lasso: | |
Creder dunque forz’è, ch’egli morío. |
Strano per verità è questo modo di argomentare, come lo confessa lo stesso Autore nella seguente terzina: ma egli l’ha tratto da Tertulliano, il quale nel suo libro De Carne Christi, nella prima parte di quello, combattendo l’opinione dell’eresiarca Marcione, lasciò scritte queste tre proposizioni: Natus est Dei Filius: non pudet, quia pudendum est; et mortuus est Dei filius: prorsus credibile est, quia ineptum est. Et sepultus resurrexit: certum est, quia impossibile est. E vuol dire, s’io mal non avviso, questo Padre: Voi altri infedeli ed eretici dite, che è cosa obbrobriosa pel Figliuol di Dio il dire, ch’egli abbia presa carne umana, e sia nato di donna. Aggiungete: essere stoltezza l’asserire, che un Dio sia morto, e molto più confitto ad una croce; siccome altresì vi sembra il suo Risorgimento una stoltezza. Ed io, dice Tertulliano, per ciò appunto che voi lo negate, asserisco e sostengo, che noi non dobbiamo vergognarci di adorare un Dio fatto uomo, e nato di donna, perchè Egli non