E Povertade rigida, che fue
Tranquilliimente pronta a render levi 648L’aspre altrui pene, ed a gravar le tue.
Lascia, che la tua destra in questi brevi
Momenti io baci, e un lagrimevol pegno 651Da me di riverenza almen ricevi.
Ei di vita benchè languido segno
Mostrasse appena, in me le luci fisse, 654Che divampár di sacro zelo e sdegno;
E la man ritraendo: Ah! perchè, disse,
Tenti tu ne’ sospir di morte un reo, 657Che all’immensa Pietade ingrato visse?
Quel Dio, che a noi vittima umíl si féo,
Perdoni a me, ch’ambe le braccia stendo 660Alla Croce, in cui spento egli pendéo:
E il legno in abbracciar soggiunse: Io rendo
L’Alma, che i falli suoi piange, e non scusa, 663A Te, da cui la mia salvezza attendo.
Deh! impetra, io replicai, che appien diffusa
Sul mio misero cor zampilli, e docce 666La gran fonte non mai di grazie chiusa,
Che innonda queste avventurate rocce.
Ma tal dal tronco sovra lui, che langue, 669Pioggia grondò di sanguinose gocce,
Che tutto il tinse. Era la faccia sangue,
E sangue il busto, e i lati. Egli divenne 672Muto corpo, e ne’ moti estremi esangue,
E il disciolto spiegò Spirto le penne
Della sua gloria al centro, e la ghirlanda 675Aurea serbata a lui dietro gli tenne.
La Donna indi sclamò forte: Si spanda
La memorabil fama ovunque il sole 678Le fiamme sue nel globo opaco manda;