Mentre i divini umor l’Anima beve,
Gelido lascia il fral su la montagna, 615A morte no, ma a dolce sonno e leve;
E allor quella, che fu sempre compagna
Ai desir suoi, nell’aere alta corona 618Con lei supera gli astri, e l’accompagna.
Fra color, cui sì bel fato sprigiona
Lo spirto dalla spoglia, in un m’affisi, 621Che parve a me già nota esser persona.
Per ravvisarlo più me accanto misi
Alla Donna, alle cui piante gli stanchi 624Membri ei posò di sudor freddo intrisi.
Benchè i cavi occhi, e gl’irti crini bianchi,
Le smunte guance, e gli aneliti corti 627Fra il palpitar del petto egro e de’ fianchi
Rendesser di sua forma i segni smorti,
Pur lo conobbi; e: Oh troppo caro al Cielo! 630Gridai, oh scelto alle beate sorti!
Tu sei, nè già m’inganna il fragil velo,
Lionardo di Liguria. Ah! per quai rotte 633Pendici, e aperte al caldo estivo e al gelo,
E fra quant’Alme dietro a’ tuoi condotte
Vestigj umíli a terminar qui giungi 636Nel giorno eterno la terrena notte?
Oh lieta ora! in cui novo Angel t’aggiungi
Ai Cori eletti, e in cui celar non puoi 639Quelle virtù, che in te splendean da lungi.
Or la stessa Umiltate i pregi suoi
Non ascosi più, no, ma chiari a quanta 642Turba accoglie l’Empiro, accoppia ai tuoi:
E in te apparir lucida fa la santa
Fiamma d’amor, e fra le nubi sue 645Fede, che a Speme il sen d’usbergo ammanta,