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quarta 73

Fra tai detti, che a par d’accesi dardi
     M’infiammaron il cor, giunsi alla vetta
     582Spossato, ansante; ed a’ miei primi sguardi
Donna s’offerse di beltà perfetta,
     Alla cui fronte un non so che d’ombrosa
     585Tenue nebbia aggiugnea grazia negletta.
Sacco aspro la copría, ma luminosa
     Di gemme un’altra avea gonna distinta
     588Dall’intessuto canape nascosa,
Che a celar pronta ell’era allor che spinta
     Dalle fresche aure in quella rupe brulla
     591La veste vil s’apría, come discinta.
Circondava i capei della Fanciulla
     Bruna fascia, ove scritto era in zaffiri:
     594Stella in Dio sono, ed in me polve e nulla.
Grave Croce stringea cinta da giri
     Doppj di spine e da flagelli crudi,
     597Argomento d’infamia e di martíri.
Ella è termin felice a quei, che i rudi
     Sassi premendo, a invidiabil fama
     600Aspiran d’ogni mortal gloria ignudi;
Ella stanchi gli allena, e a sè li chiama,
     E sazia in essi con soavi modi
     603Negli ultimi respir l’ultima brama;
Ch’altri titoli eccelsi, ed altre lodi
     Ella prepara, altro, che tutti abbraccia
     606Gli eterni fasti, Onor più raro ai prodi.
Essi a’ piè d’Umiltade alzan le braccia
     All’arbor santo, e ai pii sospir ne sgorga
     609Sulla sparuta lor languida faccia
Quel Sangue, senza cui non fia ch’Uom sorga
     Dal lordo della colpa incarco greve,
     612E grate a Dio lagrime e voti ei porga;