Che noi scorgendo a compier pronti il giro
Delle scoscese vie dietro tai grida: 483Ah forsennati! e qual cieco deliro
Sovra sterili balze ora vi guida?
Qual vi trae fama nell’ignobil loco, 486Ove nulla d’Onor speme v’affida,
Anzi v’aspetta sol ludibrio e gioco?
Per queste voci, onta spiranti e danno, 489All’Angiol dissi: Oimè! molto, nè poco
Il lor misero fin color non sanno.
Ma donde avvien che gl’ingannati a prova, 492Noi, che seguiam il ver, taccian d’inganno?
Ed egli a me: Nel tuo pensier rinnova
Quei, che su lo scheggion carmi leggesti 495Ignoti a te, che il rammentarli or giova.
Gli sparsi dal primo Uom semi funesti
Di necessario error nell’Alme umane 498Dal guasto cor più sviluppati e desti
Tolsero il ragionar dritto alle vane
Menti, che nelle oscurità natíe 501Dal retto senno idee nudrír lontane;
Onde le voglie in gonfio orgoglio rie
Giuste sembráro all’offuscato germe, 504Cui d’umiltate chiuse eran le vie.
Or chi pel seme, e pel costume inferme
Le genti trar potea dai falsi liti 507Di gloria, ov’eran ciecamente ferme,
Ed ove quei, che fur tra il volgo arditi,
Falso a portar di sapíenza ammanto, 510Degli altri anch’essi a par givan smarriti?
Dovea grande, inudito esser, e tanto
Maggior d’ogni pensar l’esempio umíle, 513Quant’era sommo d’alterezza il vanto;