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quarta 59

Ma fra i pallidi rai scorgendo bruna
     L’ombra da un corpo stesa a me appressarse,
     120Certo mi resi alfin, che la fortuna
Volle offrendomi un Uom fausta mostrarse,
     Che pellegrin sembrommi alle pendenti
     123Su l’incerato lin conchiglie sparse.
Egli, che i passi in maestade lenti
     Movea, perchè più presso a me si trasse,
     126Raddolcì con un riso i primi accenti;
E disse: Oh eletto a rischiarar le basse
     Menti col sacro stil! desta, e conforta
     129Per novello cammin le membra lasse.
Chè non senza voler di Dio la corta
     Degli occhi tuoi virtude in me s’affisa,
     132Che nel torrente fida a te fui scorta;
Ne già sol fra que’ flutti, in cui divisa
     Tenni da te della tua morte l’ora,
     135Ma la tua morte ognor meco è indivisa:
Io per te veglio, quando il lume indora
     Díurno l’ima terra, e quando cresce
     138La notte l’ombre in aspettar l’aurora,
Perchè da chi mi bea mirabil esce
     Grazia, che il tuo cor duro alletta e molce,
     141E fra i liberi tuoi desir si mesce
Così, che co’ suoi rai la debil folce
     Alma, e l’addestra ad un tríonfo amaro,
     144Ove il perder a lei fora più dolce.
Tu già spezzasti quei che ti piagáro
     Strali d’amor, e del tuo laccio crudo
     147Le tue lagrime pie l’orme bagnáro.
Vincesti; e qual guerrier, che il campo nudo
     Di nemici si finga, ai primi allori
     150La vittrice appendesti asta e lo scudo;