Ma fra i pallidi rai scorgendo bruna
L’ombra da un corpo stesa a me appressarse, 120Certo mi resi alfin, che la fortuna
Volle offrendomi un Uom fausta mostrarse,
Che pellegrin sembrommi alle pendenti 123Su l’incerato lin conchiglie sparse.
Egli, che i passi in maestade lenti
Movea, perchè più presso a me si trasse, 126Raddolcì con un riso i primi accenti;
E disse: Oh eletto a rischiarar le basse
Menti col sacro stil! desta, e conforta 129Per novello cammin le membra lasse.
Chè non senza voler di Dio la corta
Degli occhi tuoi virtude in me s’affisa, 132Che nel torrente fida a te fui scorta;
Ne già sol fra que’ flutti, in cui divisa
Tenni da te della tua morte l’ora, 135Ma la tua morte ognor meco è indivisa:
Io per te veglio, quando il lume indora
Díurno l’ima terra, e quando cresce 138La notte l’ombre in aspettar l’aurora,
Perchè da chi mi bea mirabil esce
Grazia, che il tuo cor duro alletta e molce, 141E fra i liberi tuoi desir si mesce
Così, che co’ suoi rai la debil folce
Alma, e l’addestra ad un tríonfo amaro, 144Ove il perder a lei fora più dolce.
Tu già spezzasti quei che ti piagáro
Strali d’amor, e del tuo laccio crudo 147Le tue lagrime pie l’orme bagnáro.
Vincesti; e qual guerrier, che il campo nudo
Di nemici si finga, ai primi allori 150La vittrice appendesti asta e lo scudo;