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quarta 57

Fronte la doppia fune, ond’era cinto;
     E muggía d’ira, che del tronco a lato
     54Dall’intrecciata corda ei fosse vinto:
Stretto ivi forse fu da sconsigliato
     Arator che da folte acque sorpreso
     57Tentò un sentier per esplorar se dato
Scampo a lui fosse a ricondurlo illeso
     Su qualche ripa, e cadde all’urto grave
     60Del fier torrente in fondo ai gorghi steso.
Poichè vicin mi vide, ei colle cave
     Fumose nari il petto mio sì spesso
     63Fiutò, guardando ad or ad or la trave
Con vive barbe al suol fitta, che in esso
     Ben conobb’io per quelle rozze e mute
     66Preci il desío di libertade espresso.
Speme in me sorse allor, ch’ambo ne ajute
     L’alterna opra, e il periglio, e che il suo sciolto
     69Laccio esser deggia ad ambi insiem salute:
Ch’io per esso esca fuor dal bosco folto
     Su le vie certe, e dalle rapid’acque
     72Col nuoto, ove il varcarle al guado è tolto.
Questo pensier nell’improvvisa piacque
     Sorte avversa al mio cor, perchè non mai
     75Fra mille che nascean questo in me tacque.
Quindi il toro dal fermo arbor slegai;
     Ma il raddoppiato, e fra le corna intorto
     78Canape nella man stretto serbai.
Ei mosse; ed io con lui pavido e smorto
     Scorsi l’inestricabile foresta
     81Per calle or ampio, ed or angusto, e torto.
Valicai late conche, in cui s’arresta
     Pei labbri alti grossa onda, e in macchie nove
     84E in nuovi rivi d’acqua a sfuggir presta