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56 visione

Che verdescuri i più vicini, e chiari
     Offríansi a me i lontani, indi gli estremi
     21Azzurri, e in vetta fra di lor non pari.
Illanguidíro intanto i rai supremi
     Sotto il vel fosco dell’umida sera,
     24Che incerti fea, perchè di lume scemi,
Gli obbliqui calli; ed io smarrii la vera
     Traccia, e confuso m’aggirai più volte
     27Per l’ingombra di boschi ampia riviera.
Dall’altissime balze alfin le sciolte
     Acque precipitáro entro al torrente,
     30Nel gran pendío romoreggiando folte
Fra svelti massi e tronchi, e fra stridente
     Vento, che sorto fuor con non mai stracche
     33Ali dai cupi antri dell’Alpe algente,
Curvò de’ vinchi le vermene fiacche,
     E de’ ginepri le spinose piante
     36Torse, e ne scosse le odorate bacche.
Io, cui morte si pinse agli occhi avante,
     Ritentai mille fra l’arene e l’onde
     39Modi per trar d’impiglio il piede errante;
Ma mille intorno a me nuove e profonde
     Vie s’apersero i flutti, e al passo ardito
     42Fér ambe inaccessibili le sponde.
Quindi il timor mi spinse ove un muggito
     Lamentevol, che uscía dal pian selvoso,
     45Rendea sonante raucamente il lito.
Il replicato frombo, e il luminoso
     Raggio, che apparve del minor pianeta
     48Nel terren per le selci aspre scabroso,
E pe’ bronchi, mi fur scorte alla meta.
     Colà ad un ceppo annoso un toro avvinto
     51Mirai, che dibattea coll’inquíeta