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E se ad un altro poi tu l’accompagne,
     Che poche accolga in sè paglie sottili,
     582Ma in lor lunghezza immensamente magne,
Immenso questo fia, che i dritti fili
     Con infinito stendersi protragge,
     585Benchè uno i monti, e un chiuda paglie umìli.
Ma poichè sai, che nell’inferne spiagge
     Misera Eternitade addoppia e carca
     588Gli affanni, onde non mai dramma sottragge,
Qual furor scerre un mar, su cui si scarca
     L’ira immortal, per non attinger fiele
     591Scarso, e terrena acerbità sì parca?
Che se dubbio quel mar sempre crudele
     Pur fosse, in dubbie interminabil’onde
     594Stolto ardir fora anche affidar le vele.
Ma tu del lago già premi le sponde,
     E coll’Alma al funesto obbietto intenta
     597Volger puoi gli occhi, ed i tuoi passi altronde.
Addio. Ti lascio. Aura soave e lenta
     Questa che vedi offre a me nube aurata:
     600Serba i miei detti; e ch’io t’amai, rammenta.
Ei, qual aquila allor al ciel levata,
     Che nel gran volo al guardo altrui si rube,
     603Prese la via dal bel vapore ombrata,
E svanì fra il leggier vento e la nube.