Poichè iniquo desio par che ti mova
Del piacer tristo a penetrar ne’ regni, 153Nè ragion, ove amor contrasta, or giova,
Nudri, e seconda pur i moti indegni
D’un libero voler; ma pria t’appresta 156Del mio piè sacro a tener dietro ai segni.
Nè più sul colle, no, ma sol per questa
Vorago il fin vedrai, cui non attendi, 159Di turba amante eternamente mesta:
Nè t’inspirin terror que’ giri orrendi
Della scesa feral. Teco son io, 162Che t’allumo la via; seguimi, e scendi.
Disse, e me trasse, come augel restío
A gir là dove udì d’aquila il rombo 165Presso al cerchio spiral del gran pendío,
E ratto scese, e qual piuma sul piombo
Nullo diè suon sovra i marmorei gradi, 168Che rendean pieno ai passi miei rimbombo:
Ed io, come smarrito uom, che non badi
Qual sentier varchi, e sol intento stia 171Al suo timor, per cui tremando agghiadi,
Doglioso, e muto il Condottier seguía,
Che con un raggio in fronte i spazj oscuri 174Lieve scorrea dell’aggirevol via;
Quand’ei riprese: Aspri tu provi e duri
Questi marmi, che pur calcati avresti 177Lieto scendendo fra i piacer non puri;
E temei, perchè sai qual ria funesti
Meta il cammin, che que’ che il monte accolse, 180Compion con annebbiati occhi, e non desti.
Parte d’essi, che il piè lassù rivolse,
Paga del nome espugnator de’ cuori 183Neil’ingannar altrui, l’inganno avvolse;