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38 visione

Talchè in quel gran momento il mio si schiuse
     Fonte del vero pianto, e in quel momento
     120L’Alma si sciolse, e il tentator deluse.
Nè a ravvivar il mio valor già spento
     Mi diéro aíta allor le illustri avite
     123Geste, che io fui nell’imitar non lento,
Nè le insegne dai voti altrui sì ambite
     Dell’ostro, onde splendei, nè dell’altere
     126Mie penne il volo in seguir Stazio ardite,
Nè da me le frenate, e pria sì fiere
     Genti d’Emilia, nè il mio nome chiaro
     129Su le Galliche sponde e sull’Ibere;
Chè quel che dolce è nella vita e raro,
     Sul duro passo del mortal confine
     132Tutto, credilo a me, torna in amaro.
Or io benchè nel sen delle divine
     Delizie colmo di piacer immensi
     135Goda il beato mio principio e fine,
Pur in questi aleggiai vapor condensi
     Per sacra legge d’amistade antica,
     138Ch’io serbo ancor fra il rotto vel de’ sensi.
Nè qual foss’ella è d’uopo a te che il dica
     Il labbro mio, chè richiamar ne puoi
     141Con un lieve pensier l’immago amica.
Rammenta quante s’alternár fra noi
     Sincere note in cento fogli impresse
     144De’ gravi affetti miei piene e de’ tuoi:
Rammenta quel che la mia voce espresse
     A te fermo desío di partir teco
     147L’ore, ovunque il mio fral viver scegliesse;
Ma se tutt’altre obblii, questa ch’io reco
     D’un’amichevol fede invitta prova
     150Parli al tuo cor nelle sue furie cieco;