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terza 35

Chè queste lunga età di galleggianti
     Secche radici, e canne, e antichi bronchi
     21Strinse, e le fe’ terre su l’onda erranti:
Poi verdi prati informi in varie tronchi
     Fogge dai lisci giunchi, e dai rugosi
     24Salci pendenti co’ scavati tronchi,
Dintorno a cui fra i ceppi lor fangosi
     Palustri erbe con fiori e larghe foglie
     27Serpeggiando vestían que’ piani acquosi;
Ma forse il moto di mie calde voglie
     Fise al piacer, che il monte lor pingea,
     30Beltà mi finse, ove l’orror s’accoglie.
Dell’ angusta al cammin via, che sporgea
     Su il lento stagno, oltrepassai gran parte
     33Lieto nel cor per l’amorosa idea,
E superar credei con facil arte
     L’estremo del sentier, che le curvate
     36Canne dal vento m’ascondean in parte;
Quando atra nebbia coll’ali spruzzate
     De’ paludosi umori ombrando tinse
     39E l’inospiti strade e le calcate;
E con sì denso vel la mia ristrinse
     Visiva forza, che in languida luna
     42Fosca notte non mai tanto la vinse:
Pur contrastando al loco e alla fortuna
     Proseguii l’orme prime in sul cammino
     45Lubrico, e in mezzo alla caligin bruna,
E con occhi al suol fitti a capo chino
     Tentando il rio terren col piede incerto,
     48E in atto d’uom sempre a cader vicino,
Giunsi di limo e di sudor coperto
     Stanco, e sparuto là ’ve il monte aprico
     51Nel pendío della falda era men erto.