L’aurora, umida il crin di vapor molli
Rannodato col vel rancio e vermiglio, 3Fea biancheggiar d’incerta luce i colli,
Quand’io, cui cieco ardir porse consiglio
Di toccar l’erta del festevol monte 6Sacro dei malnati ozj al peggior figlio,
Le piante mossi a un sentier dubbio pronte,
Che partendo pel mezzo una palude 9Era ivi all’acque pigre argin e ponte.
Parvermi quelle non affatto ignude
Lacune di beltà, perchè Natura 12In ciascun’opra sua beltà rinchiude;
Ch’or al mio sguardo offriasi algosa, impura
Gora, ove il nido intreccia, e il pascol àve 15Lo smergo amico della valle oscura,
E or ampio gorgo, in cui, qual vota nave,
L’Isole su la cheta acqua nuotanti 18Moveansi al soffio d’ogni vento grave: