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ANNOTAZIONI

ALLA SECONDA VISIONE.



P. 22. So che su d’erto colle esser mi parve

Legge l’edizione procurata da Venanzio Varano di Camerino in Venezia 1805 t. 3, pag. 30.


Ivi. Del sacro incenso, e della mirra amara.

L’Autore intende in questo luogo di essere stato portato da un turbine sul colle dell’incenso e della mirra; e perciò sembra potersi ad esso applicare questo testo: Vadam ad montem myrræ, et ad collem thuris.

Ivi. Mi rendea dolce, ancor che triste, il loco.

Appena è ricordato un esempio del Bembo, che avvalori il latinismo triste in vere di tristo; onde potrebb’essere errore di stampa nelle due edizioni di Parma e di Venezia.

P. 25. Sorgi, ei soggiunse, e serba a chi converse ec.

Così nell’Apocalisse, cap. XIX, l’Angelo corregge san Giovanni, che si era prostrato in terra per adorarlo. Et dicit mihi: Vide ne feceris: conservus tuus sum.... Deum adora.

Ivi. Mostran a te , che i puri voti e i pianti ec.

Dicesi nell’Apoc. cap. V: Habentes phialas aureas plenas odoramentorum, quæ sunt orationes Sanctorum.