Ch’io vidi lei dal lieto mio soggiorno
Chiudersi fra i silenzj e i tristi orrori, 312E odiar la luce dell’ingrato giorno:
Dille, ch’io non obblìo fra i nuovi onori
Del comun sangue, e del gemello nodo, 315Che nel nascer ci avvinse, i primi amori;
Che questi io serbo, e con mirabil modo
De’ miei pensier su le felici penne, 318Mentr’ella invan mi piange, a lei m’annodo.
Tacque, e a paro del sol chiara divenne,
E su l’altr’Alme il foco suo diffuse, 321E parte in sè dell’altrui foco ottenne;
E mentre in essa, e in lor dolce s’infuse
L’alterno fiammeggiar del lume vago, 324Ella nel centro de’ suoi rai si chiuse,
E del colle, e di lei sparve l’immago.