E in un abisso incomprensibil misto
Di retti rai, d’ infranti, e ripercossi 213La santa apparve Umanità di Cristo.
Io caddi al suol per lo stupor, nè mossi
Le pupille a mirar l’immagin diva; 216Quando il prosteso anch’ei mio Duce alzossi,
E disse: Vedi; e vidi (o allor più viva
Diè il Cielo agli occhi miei forza secreta, 219O un’altra in lor creò virtù visiva)
Vidi del Verbo in sen quell’Alma lieta,
Che le impresse d’amore il bacio in fronte, 222E la fronte brillò come un pianeta.
Or chi al rozzo mio stil darà le pronte
Note all’obbietto eguali, ond’io lei pinga 225Immersa del piacer vero nel fonte?
Ah! che il solo pensier cieca è lusinga
D’ingegno uman, cui tanto ardir non lice, 228Se pría del fonte stesso ei non attinga.
Quella divinizzata Alma felice
Su le piume d’Amor, che la governa, 231La florida scorrea sacra pendice,
E rammentando altrui la breve interna
Guerra, che fe’ al suo cor, quand’egli visse, 234Parea stupir della mercede eterna.
Mentr’ella al suo parlar tenea sì fisse
L’altr’Alme pie da maraviglia ingombre, 237Strinse il mio Duce a me la destra, e disse:
Tu dubitasti già. Tempo è che l’ombre
In te sorte all’udir, che Dio non possa 240Resister fermo ai preghi, io sciolga, e sgombre.
Benchè quanto da immenso Amor commossa
Sia per lo spirto uman la Mente immensa, 243Vinto abbi tu cinto di nervi e d’ossa,