L’Agnel di Dio spietatamente ucciso,
Ostia per l’Uom sul tronco offerta al Padre; 147E abbracciò il tronco, e impallidissi in viso.
Ma ripigliando poi le sue leggiadre
Forme, e la gloria, a cui fu scelto erede, 150Forte gridò fra le beate squadre:
L’Onnipotente abita in questa sede.
Ei tutto può, resister sol non puote 153Dei cor umani al pianto ed alla fede.
Dall’increspar del ciglio, e dall’immote
Mie luci in terra il Duce mio s’avvide, 156Che me dubbio rendean l’ultime note;
E con quella, che al labbro ognor gli arride
Grazia, cui diede il Ver sue voci in cura, 159Sciogliea già il freno alle parole fide,
Quando in pien coro udissi: Ah! vieni, o pura
Alma aspettata; il Ciel per te sospira, 162Che te rapì fuor della valle impura.
Ei cangiò sensi, e mi soggiunse: Or gira
Lo sguardo delle Turbe al lato manco. 165Ecco Enrichetta; a lei ti volgi, e mira.
Ella venía della Pietade al fianco,
E l’aria avea leggiadramente umíle, 168Come d’un volto per dolcezza stanco:
Cingeano i gigli dell’eterno Aprile
Le nere chiome, ed ombreggiavan lieve 171Degli occhi neri lo splendor gentile;
Nè il serto, che in candor vincea la neve,
Era al bruno color misto al vermiglio 174Delle sembianze sue discorde e greve.
Presso alla nube, che asconde il consiglio
Della Divinità, che in un Dio solo 177Il Padre abbraccia, e il divo Amore, e il Figlio,