Gridò una voce; e d’improvvisi rai
Un angelico volto il mio coperse, 48Tal che attonito caddi, e l’adorai.
Sorgi, ei soggiunse, e serba a chi converse
Nel tuo spirto e nel mio l’antico nulla 51Quel culto umíl, che il tuo stupor m’offerse;
Serbalo a chi da una mortal Fanciulla,
Ancor che in sè beatamente eterno, 54Nacque per te raccolto in rozza culla.
Chè un servo io son del suo voler superno,
Delle Galliche insiem piagge e de’ fiumi 57Invitto difensor scelto al governo;
Ed or l’immenso Donator dei lumi
Per quest’aere benigno a te m’invía, 60Perch’io il tuo fosco immaginar allumi.
Tu giunto sei per sì mirabil via
Al colle sacro alla Pietà celeste; 63L’aria, che tu respiri, è sacra e pia;
Sacro è il terren, che premi: e ben fra queste
Balze il soave lagrimar, che puomme 66Intenerir non chiuso in fragil veste,
E il suolo dalle rupi ime alle somme
Steril di fiori, e gli alberi stillanti 69D’incenso e mirra le odorate gomme
Mostran a te, che i puri voti, e i pianti,
E le voglie del reo piacer nemiche 72Salgon quai fumi eletti a Dio davanti.
Ma perchè tu comprenda all’Alme amiche
Di virtù quanto sia dolce il perdono, 75Quanto il premio maggior delle fatiche,
Vieni, e della Pietà divina al trono
Volar uno vedrai Spirto innocente, 78Chè di Pietade anche innocenza è dono.