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22 visione

Dei Re de’ fiumi alla populea sponda
     M’avvidi il pien d’orror nembo appressarse
     15Per lo increspar retrogrado dell’onda,
Pel lume fier, che sovra l’argin arse,
     E per la polve attorcigliata in suso,
     18Che sì folta negli occhi a me si sparse,
Ch’io colle man difesi il ciglio chiuso.
     E allor fra le addoppiate ire del vento,
     21Fra la tempesta e i fulmini confuso
S’io cadessi non so ne’ sensi spento,
     E lo Spirto di Dio nuove infondesse
     24Idee nell’Alma assorta in quel momento,
O se più lieve il corpo mio rendesse
     L’agitato sul Po turbin che apparve
     27Sì, che l’eterea via varcar potesse;
So che su ’n erto colle esser mi parve
     Sì certo spettator di quel ch’io vidi,
     30Che fora colpa il dubitar di larve.
Eran alberghi di silenzio fidi
     Del colle i poggi, ove nè armento rara
     33Orma imprimea, nè augel formava i nidi:
Lo vestìa terra ingrata e d’erbe avara,
     E l’adombravan le ramose piante
     36Del sacro incenso e della mirra amara.
Muta era l’aria; ma in que’ sassi infrante
     Tratto tratto s’udian d’un pianger fioco
     39Note come di suon da lungi errante:
Lume tranquillo ivi splendea, ma poco;
     E pur un non so che d’interna pace
     42Mi rendea dolce, ancor che triste, il loco.
Mentre in profondo meditar sen giace
     L’Alma gl’ignoti obbietti: E perchè vai
     45Pensando a quel che tua ragion ti tace?