d’Ulisse; e può essere, che Ulisse stesso l’abbia fatto, come viene espresso da Omero e che non abbia dati i segni di timore alcuno, che il gran pericolo, in cui egli incorse, doveva eccitare in lui, per vana gloria di valor militare, che si vanta di non temere i periioli.
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Ma come in tanta gloria or ti riveggio ec.
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L’incontaminata vita, le apostoliche fatiche, e i sacerdotali costumi di monsignor Barberini, del tutto conformi all’idea, che del vescovo ci dà san Paolo nelle sue Epistole a Timoteo e a Tito, danno un giusto motivo all’Autore di supporlo già Beato in cielo.
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Sette fra i Cherubin più ardenti in viso ec.
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Di sette Angeli principali, che assistono al divin trono, si fa menzione spesse volte nelle Scritture: come in Tobia (cap. XII): Ego sum Raphael Angelus, unus ex septem, qui adstanius ante Dominum. E più acconciamente all’argomento, di cui tratta l’Autore, nell’Apocalissi (cap. VIII) si parla di sette Angeli presti alle vendette del Creatore sovrano, uno dei quali vien detto nel cap. IX Sterminatore: Latine habens nomen Exterminans.
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Poichè avvi immenso in Dio sapere eterno, ec.
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Entra qui l’Autore a spiegare teologicamente come si concilii l’umana libertà coll’infallibile prescienza divina, la quale, riguardo alle azioni dell’uomo, che portano seco merito, o demerito, non induce in lui necessità, come dicono le Scuole, antecedente, ma sol conseguente. Val a dire, che intanto Iddio vede il bene, o il male, a cui l’uomo vuole appigliarsi, non perchè egli lo costringa all’uno, o all’altro, ma perchè vede l’uomo già risoluto ad abbracciare, e compiere l’uno o l’altro col suo libero arbitrio, giusta il detto dell’Eccl. (cap. XVI): Ante hominem vita, et mors, bonum, et malum; quod placuerit ei, dahitur illi. Col qual testo, e con altri simili della Scrittura resta confutato l’errore de’ Novatori, che niegano all’uomo la libertà d’indifferenza.