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ANNOTAZIONI

ALLA DUODECIMA VISIONE.




P. 234.                                              Io sono
L’Angelo Uriele aggirator del sole, ec.

La Chiesa Cattolica non riconosce, e non invoca coi loro nomi salvo se i tre, San Michele, San Gabriele e San Raffaele, poichè questi tre soltanto sono espressamente nominati nei libri canonici delle Sacre Scritture, come in Daniele e in Tobia. Dell’Angelo Uriele, di cui parla l’Autore, si fa menzione nel IV Libro di Esdra, il quale non è ammesso tra i libri canonici; pur nondimeno ha la sua autorità, sebbene non infallibile. L’ufficio, che ivi fa con Esdra, non è molto differente da quello, che in questa sua Visione gli accomoda l’Autore, a cui come Poeta non dovrebbe imputarsi a difetto il valersi d’un Angiolo di tal nome, nè a mancamento di rispetto ai Concilj, ed alla più comune opinione de’ Padri, che rifiutarono questo nome, perchè da niuna delle canoniche Scritture ad Angiolo attribuito. Confacevolmente al nome d’Uriele, che significa Iddio mia luce, l’Autore lo finge l’Intelligenza assistente al sole; e per questa assistenza gli assegna la podestà di accendere e risvegliare i Poeti; imitando l’antica Pagana Mitologia, che a Febo consegnò la condotta del carro del sole, e insieme il conobbe per capo delle Muse e per Nume de’ Poeti.

Ivi. Tu ai Re d’Austria e d’Etruria ec.

L’Augustissimo Imperatore Giuseppe II, che nell’età sua giovanile per la somma vigilanza agli affari dell’Impero, per la sua pietà e maturo senno, e pel regolamento