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prima 5

Fra i sentier torti un ne calcai vagando,
     Che mi condusse in erma rupe alpestra
     48Presso al colle, onde pria me posi in bando.
D’alto rividi alla veletta destra
     L’abbandonato poggio, e un gran sospiro
     51Diè il cor, che tardo a disamar s’addestra;
Pur temprando il nascente in me deliro
     I ritrosi occhi là volsi, ove appare
     54L’onda, che abbraccia il terreo globo in giro.
Era tranquillamente azzurro il mare;
     Ma sotto a quella balza un sordo e fisso
     57Muggito fean le spumanti acque amare;
Chè un fiume, cui fu dal pendío prefisso
     Cieco sotterra il corso, ivi formava
     60Co’ moti opposti un vorticoso abisso.
Desío di rimirar, qual s’aggirava
     A spire il flutto, e tratto poi dal peso
     63Perdeasi assorto nell’orribil cava,
Me mal saggio avvíò fin allo steso
     Dentro i profondi golfi orlo del masso,
     66E da incauto affrettar così fui preso,
Che sul confin io sdrucciolai col passo.
     Dall’erta caddi, e un caprifico verde
     69Afferrai sporto fuor del curvo sasso.
Gli spirti, che il terror fuga e diperde,
     Corsermi al cor, lasciando in sè smarrita
     72L’Alma, che il ragionar stupida perde.
In cotal guisa l’infelice vita
     Sospesa al troppo docil tronco stette
     75Fra certa morte e vacillante aíta.
Su l’onde in rotator circoli strette
     Fissai, ritorsi, chiusi le pupille
     78Da un improvviso orror vinte e ristrette;