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duodecima 247

La vera generò sua somiglianza
     513L’interior suo Verbo, unica, grande,
     E coeterna al Genitor sembianza.
In questo eguale a Lui Figlio, che spande
     516Il suo, e paterno lume, il Padre mira
     Sè stesso, e le sue tante ed ammirande
Bellezze, la cui vista immenso spira
     519Gaudio, e l’essere suo contempla pieno
     D’infinito poter, che in lui s’aggira,
Ed il celeste, e insiem l’ordin terreno
     522Delle create cose, e quanto puossi
     Da un Padre oprar onnipossente appieno.
Da lor Divinitade amabil mossi,
     525Ambo il divino Amor spiran, che pari
     Ad ambo in pari eternità svelossi.
E ben retta ragion vuol che dispari
     528Numero in un sol Dio Trino apparisca.
     Un, che somma è bontade, i beni rari
Dell’esser suo giust’è, che altrui largisca,
     531Un Altro, che gli accolga, e il Terzo poi,
     Che in perpetuo d’Amor nodo gli unisca,
Quell’una in pria serbando, e ognor dappoi
     534Sola Divinitade a Tre comune.
     Quindi il Padre alle scelte Alme, ed a’ suoi
Angeli, in cui la sua gloria s’adune,
     537S’appressa, e rende in ammirabil guisa
     La vista lor d’ogni atra nebbia immune;
E loro unendo il Figlio, in cui s’affisa
     540Sè stesso nel veder, forz’è in quel punto
     Della Diva Uníon stretta e indivisa,
Che sia il Verbo di Dio sì all’Uom congiunto,
     543Che l’Uom con atto fiso e pensi e vegga
     Simile in gloria a quel del Verbo appunto;