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244 visione

E a quel divinizzante e doppio assalto
     414Egli levossi in mezzo al Cielo, e gli occhi
     Drizzò del Padre al sacro trono ed alto,
E prese a dir: Qual piena in me trabocchi
     417Di letizia, tu il sai, buon Padre, e Dio,
     Che all’Uom la infondi, ove tua gloria il tocchi!
Ben s’io rammento quanto il cor soffrío
     420Peregrinando nell’oscura valle,
     Ove al pio guerra move il reo desío,
M’avveggio, che nel più diritto calle
     423La tua Pietà, che a me scorta si mise,
     Mi rivolse al cammin torto le spalle,
E qual tenera madre in dolci guise
     426Divider meco il duro incarco volle,
     E il maggior ne portò, quando il divise.
Or qual merto fu il mio, per cui s’estolle
     429Oltre il più largo vol della mia speme
     Quell’immenso piacer, che in me ribolle
Pago e non sazio, e mi sormonta, e freme
     432Con impeto tranquillo, e assorbe tutte
     Le intense voglie, e le parole insieme;
Se, mentre io vissi, le contrarie lutte
     435Fra l’Alma e il cor, opra di tua Pietade
     Fu averle a sì beato ordin condutte?
Quai poss’io grazie nell’eterna etade
     438Renderti degne? Ah! quelle, ch’io non posso,
     Le renda a te l’immortal tua Bontade.
La Terra e il Ciel perpetuamente mosso
     441Dai sacri a te cantici ed inni allaghe
     D’altr’inni ognor l’aere dai primi scosso;
E al divo Figlio, e al santo Amor con vaghe
     444Laudi offra le preghiere, e adori umíle
     L’ardor di questo, e insiem di quel le piaghe.