E a quel divinizzante e doppio assalto 414Egli levossi in mezzo al Cielo, e gli occhi
Drizzò del Padre al sacro trono ed alto,
E prese a dir: Qual piena in me trabocchi 417Di letizia, tu il sai, buon Padre, e Dio,
Che all’Uom la infondi, ove tua gloria il tocchi!
Ben s’io rammento quanto il cor soffrío 420Peregrinando nell’oscura valle,
Ove al pio guerra move il reo desío,
M’avveggio, che nel più diritto calle 423La tua Pietà, che a me scorta si mise,
Mi rivolse al cammin torto le spalle,
E qual tenera madre in dolci guise 426Divider meco il duro incarco volle,
E il maggior ne portò, quando il divise.
Or qual merto fu il mio, per cui s’estolle 429Oltre il più largo vol della mia speme
Quell’immenso piacer, che in me ribolle
Pago e non sazio, e mi sormonta, e freme 432Con impeto tranquillo, e assorbe tutte
Le intense voglie, e le parole insieme;
Se, mentre io vissi, le contrarie lutte 435Fra l’Alma e il cor, opra di tua Pietade
Fu averle a sì beato ordin condutte?
Quai poss’io grazie nell’eterna etade 438Renderti degne? Ah! quelle, ch’io non posso,
Le renda a te l’immortal tua Bontade.
La Terra e il Ciel perpetuamente mosso 441Dai sacri a te cantici ed inni allaghe
D’altr’inni ognor l’aere dai primi scosso;
E al divo Figlio, e al santo Amor con vaghe 444Laudi offra le preghiere, e adori umíle
L’ardor di questo, e insiem di quel le piaghe.