Curvai a terra le ginocchia, e accenso
Di cocente desío non mai distolsi 315Gli occhi dal varcar oltre all’aere denso.
Per invincibil forza un sospir sciolsi
Dal cor profondo; e in quel sospir la sola 318Spiegai mia brama. All’Angiol poi mi volsi,
E questa mi sfuggì tronca parola:
Ah! se.... e lo sguardo lassù fiso io tenni; 321E l’Angiol mi soggiunse: Alzati, e vola.
Tanto allor leve in un balen divenni,
E sì rapidamente al Ciel poggiai, 324Che nulla idea della gran via ritenni.
So che con l’Angel fido io mi trovai
Nel loco, dove Amor in sè beato 327Di sè bea l’Alme, e non s’estingue mai.
Già sovrumano avea vigore armato
Gli occhi miei lassi a sostener l’acuto 330Colpo dei rai da centri d’or vibrato.
Io vedea sì; ma fuor del pronto ajuto
Dell’Angiol non salía cognita immago 333Nel mio intelletto di chiarezza muto.
A me pensoso, e d’appressarmi vago
Alla Cagion delle cagioni eterna 336Appresentossi d’adamante un lago,
Oltre cui si scorgea dentro un’interna
Iride, che cent’iridi produce, 339Una irraggiata più Sede superna,
E Dio il gran Padre, ov’essa più riluce,
Su quella assiso, altrui mostrando grave 342Il volto, ch’era insieme e volto e luce.
Ei col piè, che le nubi ondifer’ave
Per suolo, i fulmin calpestava e i tuoni 345Ministri d’ira a chi non l’ama, e pave.