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Quella, che a sè dintorno i vinti aduna
     Trofei di guerra, e pria vince sé stessa,
     150Cui ragion presta l’armi, e non fortuna,
Dicea: La mia bellica fiamma impressa
     Di Francesco nel cor sì docil crebbe,
     153Ch’essa in lui arse, ei rattemprossi in essa.
Ei fulmin fu su il grande Istro, che bebbe
     L’infedel sangue, e agli spumosi flutti
     156Coi trucidati corpi il colmo accrebbe:
Egli oltre al Ren l’aste e i vessilli tutti
     Spinse dell’ostil campo, e aperse il varco
     159A quei, che in chiuso vallo eran ridutti;
Pur largo a’ pregi altrui, ed a’ suoi parco,
     Dell’opra, onde già cadde il fier nemico,
     162Obbliò i vanti, e sol portonne il carco;
Ed al volgar Uom d’armi, ed all’antico
     Guerrier più chiaro ne’ disagi alterni
     165Duce non men fu che compagno e amico;
Che a lui Valor, Pietà stretti in fraterni
     Vincol s’unìro. Allor tal voce udissi:
     168Degno è il pio Vincitor dei lauri eterni.
Questa, che i sacri serba ordin affissi
     Al comun dritto, e in retta lance appende
     171Premj al giusto, ed affanni al reo prefissi,
Di Francesco narrò fra le vicende
     Varie di sorte or fausta, or infelice
     174Il vigil senno, onde fermezza prende
La provvida ragion esecutrice
     Dell’alme leggi, e fra le regie cure
     177Del nodo social guida e nutrice.
Quindi ai Traci nocchieri, ed alle dure
     Numide genti in util pace aperti
     180I porti, e le Liburne acque secate;