E levando lo sguardo entro l’accesa
Lampa immensa del lume, un Angiol vidi, 84Che con l’argentea piuma al dorso appesa
Mosse; e qual Uom, che in suo poter s’affidi
Fe’al gran Disco un sol cenno, a quel mostrando 87L’usata via dell’occidente ai lidi;
E dopo il grave sovruman comando
Scese; e mentre scendea d’auree fiammelle 90Per l’etereo sentier l’orme segnando,
Il puro aer, che avea forme sì belle,
Dintorno replicò il festevol eco: 93Date loco a Francesco, o sfere, o stelle.
Smarrito, ed abbagliato, e quasi cieco
Fra il suono e tanta luce esser mi parve, 96E in meditar la vaga effigie meco
Deluso mi credei da ignote larve;
Ma più veloce de’ scoccati fili 99Del lume al fianco mio l’Angel comparve,
E disse: Mira in me de’ sacri umíli
Vati l’accenditor. Le mie parole, 102Se tu nol sai, sveglian valor nei vili.
Io pien di Lui, ch’opra in un atto, e vuole,
Spiro in te fiamme; e già le senti: Io sono 105L’Angelo Uriele aggirator del sole,
Che del foco immortal parte ti dono,
Perchè tu spieghi cose alte, di cui 108Quand’Uom le ammira muto, io ne ragiono.
Tu ai Re d’Austria e d’Etruria in ambedui
Sceso l’onor del Genitore Augusto 111Farai palese, e quanto è sommo in lui;
Tal che quella Real Donna, cui giusto
Duolo squallidi ancor giorni prescrive 114Presso all’Avel dei lunghi pianti onusto,