Argomentai, che il misto ordin del loco
A prestar atto sia continue l’onde 51Spinte in giù dalla scesa a poco a poco
O fra sterili sassi, o erbose sponde;
E il fiume tragga sol perenni l’acque 54Dai montani antri e vasche, e non d’altronde.
La mia ragionatrice Anima giacque
Sì paga in raffrontar co’ sensi il vero, 57Che null’altra esplorar cagion le piacque:
Quindi in sì eccelsa vetta il mio pensiero
Lungi scorrea con la virtù visiva 60Gli spazj del soggetto ampio Emispero;
Ed ecco su l’opposta Adriaca riva
Del mar, che Italia ai fianchi suoi riceve, 63Sospinto in lor dalla corrente riva,
Ecco nube apparì bianca qual neve
Dal gelido aquilon, che l’umid’ale 66Spiegò su i venti a par dei venti leve.
Salía verso il meriggio, e ai moti eguale
Era una luce, che nel centro ardea 69Cinta da tríonfal lauro non frale.
Dagl’intrecciati rai talor sorgea
Francesco in essi impresso, e il nome e i raggi 72Talor confusi il gran fulgor mescea.
Nulla mai parve a me nube, che irraggi
Con sì placido ardor l’etere chiaro, 75E negli Spirti in ragionar più saggi
Stupor desti e piacer agli occhi raro;
Tal che a me fu le nove immagin vere 78Grato il veder, ma lo spiegarle amaro.
Quando in guisa di tuon, che scoppia e fere,
Una voce gridò dal sol discesa: 81Date loco a Francesco, o stelle, o sfere: